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Comune di 
Cerami
Libero Consorzio Comunale di Enna 

Beni storici ed ecclesiastici

Il culto religioso a Cerami è sempre stato il fulcro della vita degli abitanti, alle origini per gli dei pagani, successivamente per i Santi. Delle ventiquattro chiese censite, oggi solo nove sono in uso.

La Chiesa Madre è dedicata a Sant’Ambrogio (patrono del paese di origine lombarda); la sua costruzione si fa risalire al 1455 e successivamente è stata più volte rimaneggiata. All’interno si ammirano una statua in marmo bianco della Madonna col Bambino, realizzata dal Gagini, la bellissima settecentesca statua di San Michele Arcangelo scolpita dal Quattrocchi di Gangi ed alcune tele del seicento.

La Chiesa di San Sebastiano, dal culto lombardo degli Aleramici, in origine sorgeva vicino Porta Umbria, ma fu distrutta nella prima metà del 1600; il Principe Rosso dell’epoca concesse un suo giardino in cui venne edificata sulla roccia la Chiesa con facciata ornata dai molti bassorilievi eclettici, tipici del barocco e ai lati dell’ingresso le Statue in pietra dei Santi Cosma e Damiano e quattro colonne ornate in basso da fogliame stilizzato poi rastrellate e con capitelli corinzi.

L’interno molto semplice di stile neoclassico contiene la bellissima Statua del Santo Protettore de Paese nell’altare centrale, mentre ai lati un Crocifisso ligneo, la Statua della Madonna e delle tele. Si può inoltre osservare il dorato feretro in cui viene portato in processione il Santo.

La Chiesa di San Benedetto o della Badìa (con annesso Convento delle Benedettine oggi trasformato in case di abitazione), in via Duca degli Abruzzi. La faccata, danneggiata durante l’ultima guerra mondiale fu rifatta molto semplicemente, mentre l’interno è in stile tardo-barocco con stucchi dorati. Venne edificata tra il 1720 ed il 1740. Sull’altare si può notare una tela dell’Assunta dipinta da Giuseppe Rapisarda nel 1845, sulla parete d destra è possibile osservare un’icona di origine Bizantina del 1300 che si venera sotto il titolo di “Santa Maria di Lavina”.

La Chiesa del Purgatorio è stata fondata nel 1740 e ne fu sciolto l’esercizio della Confraternita con un provvedimento del 1866. Recentemente restaurata e delicatamente affrescata e stuccata; non ancora consacrata viene utilizzata per concerti, conferenze, etc..

La Chiesa di Sant’Antonio, del XVI secolo, edificata dal 1519 sotto il barone V.G.Rosso, ha facciata barocca affiancata da un basso campanile e portale gotico con coppie di colonne corinzie che reggono frontoni spezzati. L’interno è a tre navate su solide colonne e decorata con fini stucchi sulle volte e le arcate; contiene la statua di San Vito. Nel presbiterio, affreschi raffiguranti Sant’Antonio. La parete principale dell’altare centrale, dagli ultimi restauri, è ornata dai delicati resti dell’organo. Sulle pareti laterali si ammirano pregevoli dipinti recentemente restaurati.

La Chiesa di San Biagio risale al XVI secolo, è di piccole dimensioni, contiene la statua in cartapesta del santo e la statua di Maria Addolorata, che viene portata in processine il Venerdi Santo.

La Chiesa della Madonna del Carmelo (ex Chiesa dell’Annunziata con annesso al posto dell’attuale Scuola Elementare, il Convento dei Carmelitani, che in seguito all’unità d’Italia venne confiscato ed espropriato), fu edificato nel XVI secolo dal barone V.C. Rosso.
La chiesa presenta un rimaneggiato portale con motivi manieristici di chiara intonazione barocca. Ospita al suo interno un Crocifisso ligneo (1639) di Frà Umile da Petraia eun affresco con Gloria di Maria (1739).

La Chiesa del Crocifisso detta del Signore della Santetta, in cui è stato posto l’altare in pietra dell’antica chiesa di San Sebastiano e vi è collocata una statua del SS. Crocifisso; una Chiesetta rurale, ubicata alla periferia del paese, in prossimità del cimitero, in una stradina di campagna.

Il Santuario della Madonna della Lavina, chiesa rurale edificata nel XVI secolo, seguito al crollo dell’antico convento delle Suore Benedettine, che in tale occasione si trasferiscono al Convento annesso alla Batìa. La tradizione racconta del ritrovamento di un quadro della Madonna, sotto le macerie e il fango tra le acque del piccolo torrente detto “u lavinaru” nei pressi del quale sgorga acqua fresca ed insiste un bevaio e un lavatoio in pietra.
In seguito al ritrovamento del quadro, grazie ad una mula che vi si fermò e si inginocchiò sopra per avvertirne il padrone, il quadro fu raccolto e trasportato al seguito di tuttala popolazionenella chiesa della Batìa in cui ad oggi si può ammirare sulla parete di destra. La Chiesetta rurale, con sfondo il costone roccioso di arenaria, oggi, dopo gli ultimi restauri, si può apprezzare nella sua antica struttura con paramento di pietra a faccia vista, l’interno decorato in modo eclettico, conserva una copia del quadro origimale e sulle pareti laterali alcuni dipinti contemporanei raffiguranti i misteri mariani, realizzati da artisti di chiara fama. All’esterno oltre ad un bel giardino è stata creata una platea per assistere alle celebrazioni liturgiche dinanzi all’altare in pietra.

La Cappella della Madonna del Tocco, dal soffitto affrescato con l’immagine dell’Assunta in cielo, durante il mese di maggio ogni pomeriggio vi si recita il Santo Rosario. Si trova in Piazza Tocco, cosiddetta perchè al rintocco delle campane vi si riunivano i giurati in consiglio dall’XI secolo alla fine del XIX secolo, perpetuando l’antico costume dei Romani, che vi costituirono il Foro e, prima coi Greci l’agorà e un tempietto.

La Cappelletta Palatina di San Giorgio (ne restano ruderi all’interno del Castello Normanno in cui era ubicata).

La Chiesa di San Michele, con annesso Convento dei Francescani ( ne restano ruderi ai piedidel Castello).

Fra i beni storici, si ricordano i Ruderi del Castello e alcuni Palazzi. Dell’antico Castello oggi si possono ammirare delle escavazioni nella roccia, una cisterna in cima alla roccia, delle pavimentazioni, in ciottoli di fiume, nelle antiche stanze regai sul versante di destra in epoca Normanna; mentre sul versante di sinistra si rinvengono i resti delle mura dell’abitazione regale dei Principi Rosso ( di cui una foto del 1920 ne è testimonianza).

Limitrofo al Castello si può ammirare un Palazzo dei primi del ‘900 in ottime condizioni e in zona altre antiche abitazioni alcune di fine ‘800. Di particolare pregio risulta l’antico Portale costituito da due colonne di un’abitazione appartenente alla nobile famiglia De Angelis ubicato nei pressi del Palazzo Municipale.
Lungo il Fiume Cerami, oltre all’ameno paesaggio naturale, si possono ammirare i resti di vari Mulini ad acqua che si fanno risalire alla dominazione Araba, utilizzati per la macinazione delle granaglie.
Si ricordano Marareca o Cipudduzzi, Roccella, Mulino Grande alla confluenza tra il Fiume Cerami ed il Torrente Giammaiano, Mulinazzo, Mulinieddu, sulla sponda sinistra del fiume Cerami, Cafèfera o di Sant’Ambrogio in contrada Casale.

Nel territorio di Cerami in contrada Ponte, si riscontra la presenza del cosiddetto Ponte Vecchio, citato da Cicerone e costituito da un’arcata libera a sesto rialzato con profilo stradale a schiena d’asino.

Di architettura arabo-normanna, la tradizione attribuisce un’origine romana al ponte, mentre l’analisi filologica e storica ci induce ad ascriverlo ad epoca basso-medievale, tra la fine dell’XI e il XII secolo, ossia ad epoca Normanna con riprese durante le successive dominazioni. Rappresentava il crocevia della rete viara sub-Nebroidea, che collegava il centro Sicilia con le coste. Tali percorsi, in età Romana consentivano la circolazione intera di supporto ai fondi agricoli per il trasporto del grano principalmente e di altri prodotti ai porti maritmi di Termini, Catania e Gela.
Tale rete viaria che collegava Nicosia, Troina e Gagiano Castelferrato attraverso il feudo Donna Maria – Borbonica, alla fine del 1700, dall’attuale S.S 120.

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